E' arrivata la sentenza dello stralcio del processo
Perseo che ha visto imputato Gianpaolo Bevilacqua per una presunta estorsione
ai danni di Cortese Sport e per concorso esterno in associazione mafiosa. Dopo
due anni dall’operazione, nel corso del dibattimento, si era verificato un
colpo di scena. Era stato presentato ai giudici, come prova, uno scontrino
fiscale con su scritta la firma di Bevilacqua. Il giudice Carè aveva disposto
la perizia sullo scontrino che aveva accertato l’autenticità della firma ma che
non si potesse comunque stabilire una datazione certa per lo stesso scontrino
benché risalente nel tempo.
In aula l’avvocato Francesco Gambardella ha
chiesto, al termine della sua arringa, l’assoluzione per il suo assistito
perché, secondo il legale, il fatto non sussisterebbe mentre il pm Elio Romano
ha chiesto la condanna a dieci anni per Bevilacqua.
Al termine della camera di consiglio, il giudice Carè ha
emesso sentenza di
condanna a 4 anni e 8 mesi nei
confronti di Gianpaolo Bevilacqua per quanto riguarda il concorso esterno in
associazione mafiosa, mentre decade l'estorsione. Ha inoltre condannato
Bevilacqua all'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni e al risarcimento delle parti
civili: 15.000 euro al Comune di Lamezia e 10.000 euro ciascuno
all'Associazione Antiracket e al Fai. Bevilacqua dovrà anche pagare
le spese processuali che consistono in 1.800 euro per ciascuna delle parti.